Posted on by Alessandra Berardi

Creare qualcosa, secondo me, è uno stato di grazia dell’anima, una felice o sofferta sensazione di libertà. È una delle capacità che ci differenzia da altri animali, ma che troppo spesso ci scordiamo di avere o che complichiamo con sentimenti contrastanti . 

All’inizio del mio lavoro come stilista, quando era il momento di disegnare una nuova collezione, mi “sforzavo” di immaginare e mi domandavo cosa sarebbe piaciuto piuttosto di cosa, realmente, piacesse a me. Le idee ovviamente non arrivano a comando e come direbbe mia madre “se guardi l’acqua sul fuoco non bollirà più velocemente”. Così spesso mi scoraggiavo mettendo la mia creatività totalmente in discussione. 

Poi dopo tanti “mal di pancia” finalmente ho imparato semplicemente a fidarmi di me stessa, di quella Sassi che non si mette fretta ed evita di giudicarsi di continuo. Ho capito che la mia immaginazione ha bisogno di un tempo quasi passivo dove rimane in ascolto degli input esterni, come se stesse sdraiata su un prato a pancia all’aria senza aspettare nulla in particolare. E così l’ispirazione arriva da cose casuali: la scoperta di un giardino nascosto dietro a un cancello, il profumo fragrante del pane che esce da un forno, l’atmosfera che si respira quando cambiano le stagioni, la morbidezza delle orecchie del mio cane, le mie piante che ogni giorno mi insegnano qualcosa, l’allure (parola magnifica) di alcune donne che conosco o incontro per caso... Raccolgo tutto in un luogo dell’anima e comincio a provare, sapendo che le prime prove saranno totalmente sbagliate, ma che saranno il primo inevitabile gradino verso qualcosa che davvero mi piacerà. 

Poi c’è una mattina - è proprio una mattina generalmente, per ogni collezione! - in cui tutto all’improvviso quadra e da lì in poi dovrò "solo" fare in modo che ciò che ho immaginato diventi reale. 

Inizia così una fase del lavoro complessa in cui dovrò cercare di non perdere di vista cosa ho immaginato, sebbene avrò a che fare con delle difficoltà oggettive (la ricerca dei tessuti adatti e delle soluzioni per la confezione dei capi, ad esempio) e talvolta con l’inutile paura di proporre al 100% la mia visione. La paura di esporsi completamente al parere e alle critiche esterne, inevitabili ma davvero utili. Il confronto con gli altri non dovrà mettere in discussione la qualità delle mie idee, ma aiutarmi sempre a migliorarle e migliorare me con loro, facendo tesoro di ciò che imparo durante il processo creativo collezione dopo collezione.